
La tassa di successione rappresenta un obbligo fiscale che grava sugli eredi di un patrimonio alla morte di una persona. In Italia, la normativa prevede che chi riceve beni in eredità sia tenuto a versare un’imposta calcolata in base al valore dei beni stessi e al grado di parentela con il defunto. Tuttavia, non tutti sono consapevoli delle conseguenze che possono derivare dal mancato pagamento della tassa di successione entro i termini previsti. In questo articolo analizzeremo nel dettaglio cosa comporta questa inadempienza, quali sono le sanzioni, come si calcolano gli interessi e quali sono le possibili vie di regolarizzazione.
Tassa di successione: cos’è e chi deve pagarla
La tassa di successione, o imposta sulle successioni, è un tributo dovuto allo Stato italiano da chi riceve beni o diritti in seguito alla morte di una persona. Gli eredi, i legatari e, in alcuni casi, anche i beneficiari di polizze vita o altri strumenti finanziari, sono tenuti a presentare la dichiarazione di successione e a versare l’imposta entro 12 mesi dalla data del decesso. L’importo da pagare dipende dal valore dell’eredità e dal rapporto di parentela con il defunto: più stretto è il legame, minore sarà l’aliquota applicata e più elevata la franchigia (cioè la quota esente da imposta).
Ad esempio, per coniuge e figli la franchigia è di 1 milione di euro ciascuno, mentre per fratelli e sorelle è di 100.000 euro. Per altri parenti o soggetti estranei non è prevista alcuna franchigia e l’aliquota può arrivare all’8%. È importante sottolineare che, oltre all’imposta di successione, possono essere dovute altre imposte come quella ipotecaria e catastale, se nell’eredità sono compresi immobili.
La dichiarazione di successione deve essere presentata telematicamente all’Agenzia delle Entrate, che provvederà a calcolare l’importo dovuto. Il pagamento può essere effettuato tramite modello F24, anche ratealmente, ma sempre entro i termini previsti per evitare conseguenze sanzionatorie.
Cosa succede se non si paga nei termini
Il mancato pagamento della tassa di successione entro i termini comporta una serie di conseguenze sia di natura fiscale che patrimoniale. In primo luogo, l’Agenzia delle Entrate applica delle sanzioni amministrative che si sommano all’imposta dovuta. La sanzione ordinaria per omesso o tardivo pagamento è pari al 30% dell’imposta non versata, a cui si aggiungono gli interessi di mora calcolati al tasso legale annuo per ogni giorno di ritardo.
Inoltre, il mancato pagamento può bloccare le operazioni di voltura catastale degli immobili ereditati, impedendo agli eredi di disporre liberamente dei beni (ad esempio, vendere o affittare un immobile). In caso di controlli, l’Agenzia delle Entrate può notificare avvisi di accertamento e iscrivere ipoteca sui beni ereditati, fino ad arrivare al pignoramento in caso di mancato saldo delle somme dovute.
Va ricordato che la presentazione della dichiarazione di successione è un atto obbligatorio e il suo mancato adempimento può comportare ulteriori sanzioni, distinte da quelle relative al solo mancato pagamento dell’imposta. In casi estremi, il comportamento degli eredi potrebbe configurare anche ipotesi di reato tributario, soprattutto se vengono occultati beni o si dichiarano valori inferiori a quelli reali.
Come si calcolano sanzioni e interessi
Le sanzioni per il mancato pagamento della tassa di successione sono regolate dal Decreto Legislativo n. 472/1997 e successive modifiche. In caso di pagamento effettuato entro 90 giorni dalla scadenza, la sanzione è ridotta al 15% dell’imposta dovuta. Se il pagamento avviene oltre i 90 giorni, la sanzione sale al 30%. A queste si aggiungono gli interessi di mora, calcolati sulla base del tasso legale annuo, che viene aggiornato periodicamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Per evitare l’applicazione delle sanzioni più gravose, il contribuente può avvalersi dell’istituto del ravvedimento operoso, che consente di regolarizzare la propria posizione pagando una sanzione ridotta e gli interessi maturati. Il ravvedimento è possibile fino a quando l’Agenzia delle Entrate non abbia notificato l’avviso di accertamento. In questo caso, la sanzione può essere ridotta fino a un decimo del minimo se il pagamento avviene entro 30 giorni dalla scadenza, e aumenta progressivamente con il passare del tempo.
Per calcolare correttamente l’importo da versare in caso di ritardo, è consigliabile rivolgersi a un professionista o utilizzare i calcolatori messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, che tengono conto delle diverse aliquote, delle franchigie e del periodo di ritardo.
Come regolarizzare la propria posizione e consigli utili
Se ci si accorge di non aver pagato la tassa di successione nei termini, è fondamentale intervenire tempestivamente per limitare i danni. Il primo passo è presentare la dichiarazione di successione, se non è già stata trasmessa, e calcolare l’imposta dovuta. Successivamente, è possibile ricorrere al ravvedimento operoso per versare l’imposta, la sanzione ridotta e gli interessi, evitando così le sanzioni più pesanti e il rischio di accertamenti futuri.
È importante conservare tutta la documentazione relativa all’eredità , ai pagamenti effettuati e alle eventuali comunicazioni con l’Agenzia delle Entrate. In caso di dubbi o situazioni complesse (ad esempio, presenza di beni all’estero o di numerosi eredi), è consigliabile rivolgersi a un notaio o a un consulente fiscale esperto in successioni. Questi professionisti possono fornire assistenza nella compilazione della dichiarazione, nel calcolo delle imposte e nella gestione di eventuali contenziosi con il fisco.
Infine, è bene ricordare che la regolarità fiscale nella gestione delle successioni è fondamentale non solo per evitare sanzioni, ma anche per garantire la piena disponibilità dei beni ereditati. Un’eredità non regolarizzata può infatti creare problemi anche a distanza di anni, soprattutto in caso di vendita o donazione degli immobili ricevuti.